Cos’è
Il ciclismo è lo sport in cui si utilizza la bicicletta. E’ controllato dall’Unione Ciclistica Internazionale (UCI).
Nell’ambito del ciclismo sportivo classico esistono storicamente tre specialità principali:
- Ciclismo su pista
- Ciclismo su strada
- Ciclocross
Dagli anni ottanta ha avuto molta diffusione anche il ciclismo fuoristrada e il mountain biking. Esistono poi anche le competizioni di BMX, quelle di trial, quelle di ciclismo indoor (suddivise in ciclismo artistico e cycle ball) e quelle di paraciclismo. Queste otto discipline sono quelle riconosciute dall’UCI.
Benefici del ciclismo
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La bici è quell’attività fisica che vi porta gradevolmente in giro. Piacere per il corpo e per gli occhi: cosa chiedere di più?
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Lo sviluppo armonico dei muscoli: la pedalata del ciclismo permette di sviluppare armonicamente tutti i gruppi muscolari inferiori (gambe, glutei), della zona addominale e lombare.
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Uno sport di cuore: praticato regolarmente, il ciclismo fa bene allo sviluppo del cuore, alla diminuzione della pressione arteriosa diastolica e all’abbattimento dei livelli di colesterolo e dei trigliceridi nel sangue. In poche parole: un toccasana per l’apparato cardiocircolatorio.
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Più capacità respiratoria: l’attività ciclistica regolare aumenta l’efficienza degli alveoli polmonari.
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Un aiuto per il metabolismo: come ogni attività fisica sportiva, l’andare in bicicletta regolarmente contribuisce a far lavorare bene il metabolismo.
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Ginocchia protette e allenate: uno degli allenamenti più efficaci e sicuri per i legamenti delle nostre ginocchia è senz’altro lavorare sui pedali.
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Un allenamento per tutti: per qualche ora in sella ogni settimana non serve una preparazione atletica particolare. Si può andare in bicicletta a ogni età.
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Pedalare rende felici: andare in bicicletta per più di mezz’ora, come ogni altra attività sportiva, rilascia nel flusso sanguigno le endorfine, dette anche ormoni della felicità. Sono neurotrasmettitori con proprietà analgesiche che possono diffondere un senso di benessere: un beneficio non indifferente per tutti gli appassionati di ciclismo e per tutti coloro che vogliono semplicemente sentirsi meglio.
La tecnica
La pedalata
Chi è nel ciclismo da anni sente parlare di pedalata rotonda, cioè della tecnica che si ottiene quando il lavoro muscolare è attivo durante tutta la circonferenza tracciata dalla pedalata stessa, sia nella fase di spinta sia nella fase di ritorno. Si tratta di una dote naturale innata, oppure si può acquisire col tempo e gli esercizi giusti? In questo caso le teorie sono discordanti, poiché alcuni tecnici sostengono sia un fattore morfologico legato alla forma e all’elasticità muscolare, altri (forse legati alle antiche regole della tradizione ciclistica) sono certi che si possa acquisire lavorando opportunamente in bicicletta.
Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Chi, morfologicamente parlando, non è predisposto, non riuscirà ad ottenere il gioco di caviglia necessario ad avere una pedalata veramente rotonda, ma pure chi trascura lo stile e l’allenamento mirato (fin da giovane età) mai imparerà ad acquisirlo. La tecnica di pedalata e lo stile sono fondamentali che si apprendano fin dai primi anni di attività, per poter essere migliorati e adattati nel tempo, eliminando i gesti e le azioni superflue; e dispendiose che consumano energia preziosa durante una corsa. Nonostante sia possibile allenare la propria tecnica, ogni ciclista tende ad adattarsi allo sforzo atletico secondo la propria struttura motoria.
Contrapposta alla pedalata rotonda, sta la cosiddetta pedalata a stantuffo, in cui un piede, nella fase di ritorno, viene trascinato dall’altro piede, che è in piena fase di spinta. Trattandosi di un periodo di circonferenza inattivo (in cui il piede trascinato non fa sforzi), la logica ci porta a pensare che la forza applicata sia inferiore, rispetto alla pedalata rotonda. In realtà, la differenza sulla distribuzione delle forze varia anche in funzione del regime di pedalata e del rapporto utilizzato, tanto che risulta difficile stabilire quale delle due pedalate sia più redditizia.
In un regime medio variabile tra i 70 e i 100 cicli al minuto, la pedalata rotonda è migliore, sotto il profilo meccanico e fisiologico. In altre situazioni, dove la posizione della caviglia è condizionata dall’intervento della forza centrifuga (oltre i 120 cicli al minuto), la valutazione si complica, poichè intervengono fattori esterni quali l’eventuale scoordinamento motorio, le turbe biomeccaniche, i vortici d’aria non lineari, l’irregolare trasmissione della forza (essendo il corridore sotto sforzo eccessivo) e gli attriti.
L’attrezzatura
La bici
La prima fase, per raggiungere un setup ottimale della bicicletta, è quella di rilevare le misure corporee. E’ impossibile calibrare in modo preciso le regolazioni del mezzo senza conoscere le proprie quote antropometriche. Questo passaggio può apparire troppo tecnico o quasi un vezzo da professionista ai più, ma in realtà si tratta di un aspetto fondamentale. Infatti tutti i valori di regolazione della bicicletta vengono calcolati attraverso formule matematiche predefinite, dove le incognite vanno sostituite con le misure rilevate.
Vediamo quali sono le misure da prendere e perché sono così importanti:
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Altezza totale: denominata statura è una quota indispensabile per stabilire il nostro tipo di corporatura. Infatti le caratteristiche morfologiche umane possono riassumersi in tre grandi categorie: i normolinee, con un rapporto tra altezza e lunghezza degli arti equilibrato, longilinei, dove il rapporto risulta sbilanciato in favore degli arti e infine i brevilinei, nei quali gli arti risultano meno sviluppati rispetto alla statura. Il tipo di corporatura si ottiene calcolando il nostro indice schelico, un numero adimensionale che è il risultato del rapporto tra l’altezza da seduti (rilevata dal piano della sedia sino alla sommità del apo) e statura moltiplicato per 100. Se l’indice è minore di 51 si è brevilinei, se è compreso tra 51,1 e 53 si è normolinei e se supera i 53 si è longilinei. Risalire al proprio tipo di corporatura è fondamentale per iniziare a regolare la bicicletta.
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Cavallo: detto anche altezza vertice ischiatico è forse la misura più importante e a volte l’unica che viene presa in considerazione, perchè grazie a questa misura si può calcolare l’altezza della sella.
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Busto: intende la lunghezza tra il vertice ischiatico e lo sterno. Serve per considerare la distanza sella manubrio e calibrare così la distensione sul tubo orizzontale.
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Lunghezza del femore: ovvero la lunghezza che intercorre tra il vertice ischiatico e il ginocchio. Serve per calcolare l’arretramento sella.
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Larghezza delle spalle: la luce tra le due articolazioni clavicolari, permette di determinare la larghezza del manubrio.
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Lunghezza delle braccia: si misura partendo dall’articolazione clavicolare fino all’intersezione tra il pollice e il metacarpo del palmo della mano. E’ fondamentale per calcolare la lunghezza dell’attacco manubrio, l’inclinazione delle leve freno e la loro posizione.